Ti osservo Nonna, sei lì, affacciata sul ponte di quella enorme nave che ci sta portando in Sardegna, tanto grande e tanto diversa da quelle che prendevi tu per tornare a casa quando avevi trent’anni, quando con il Nonno e i figli piccoli rimanevi per giorni e giorni al porto di Genova per cercare di assicurarti un biglietto.
Ti ho portata io questa volta e ne vado orgogliosa, con un click dal divano di casa, che alla mia “Fatto Nonna, ho comprato i biglietti!” mi hai guardato incredula, come dire:”Ma come?E dove sono?Con quali soldi?”.
Ti osservo Nonna, sei pensierosa, e lo capisco dai tiri lunghi che fai, a pieni polmoni, la stai divorando la tua sigaretta più che fumarla. Sembri impaurita, sono vent’anni che non torni nella tua terra, a casa tua, tra la tua gente.
Fino a vent’anni fa non lo avresti mai detto, avresti giurato di non saltare mai neanche un’estate, eppure la vita è strana Nonna, e vent’anni, alla tua età, passano in un istante.
Ti giri e mi guardi, accenni un sorriso ed io ricambio. Fisso i tuoi occhi, adoro i tuoi occhi Nonna, neri e profondi, come la tua terra, sono emozionati, non capita tutti i giorni di sbarcare in Sardegna, almeno non a te.
Sono emozionata ed eccitata anche io, proprio come te, nonostante per me sia solo la seconda volta sull’Isola, e indovina un po’, anche la prima è stata con te.
Eppure quella terra la sento mia perché io la Sardegna la conosco bene, perché io l’ho conosciuta attraverso i tuoi occhi.
DI PATRIZIA SORRENTINO