Galeotta fu la pompìa…

ristorante la Nicchia Udine pompia

La Nicchia – foto di Massimo di Prisco

Mancavano pochi giorni alle vacanze di Natale, ed io ero già trepidante all’idea di tornare a casa – in paese, come diciamo noi.

Da alcuni mesi il lavoro mi aveva riportato nel profondo nordest, questa volta a Udine, cittadina austera ed elegante, al centro di quella regione di confine di cui mi ero innamorato durante gli anni degli studi universitari. Un mondo totalmente diverso dall’isola in cui ero cresciuto, chiuso tra l’alto Adriatico e le Alpi, terra di fiumi e boschi, il Carso selvatico e i vigneti del Collio.

Eppure qualcosa in questa terra mi ha sempre fatto sentire a mio agio. Forse il vento, che anche qui non si risparmia; forse i silenzi delle campagne e delle persone; forse proprio le persone, così riservate, a tratti ruvide, ma estremamente rispettose, con un’etica del lavoro e dell’amicizia quasi religiose.

Ma ritorniamo a quel Natale.

Una delle ultime sere prima della partenza per le vacanze, approfittai della breve tregua concessa dalla pioggia per passare un po’ di tempo in compagnia di qualche amico e di quel buon vino che sanno fare qui. Tra chiacchiere e risate, il tempo volò, fino a quando decidemmo di congedarci e guadagnare la via di casa.

Passeggiavo con M. ed F. per i portici del centro, con il freddo che gelava i piedi e le luminarie che scaldavano il cuore. Improvvisamente, F. arrestò la comitiva:

–          Ma, Matte, tu non sei di Siniscola?? Guarda qui!

Indicava una lavagnetta nella vetrina di un ristorante, su cui era scritto

“Abbiamo il Panettone con la Pompìa di Siniscola – Presidio Slow Food”

Un sorriso inaspettato mi segnò il viso. Senza pensarci, mi fiondai dentro, giusto per qualificarmi come siniscolese davanti ai proprietari.

E fu così che conobbi Massimo, sardo, e Silvia, friulana, due persone fantastiche, proprietari della Nicchia, un angolo di Sardegna nel cuore di Udine.

Dopo uno scambio di opinioni sulla pompìa, iniziammo a costruire confidenza sfruttando quello schema comunicativo che caratterizza il primo approccio tra sardi: Ma conosci questo? Conosci quello? Il figlio di… che ha il bar…

Sicuramente, il fatto che Massimo fosse originario di Bitti e che la coppia avesse l’abitudine di passare le vacanze estive nel litorale siniscolese ci agevolò in questo scambio, ma contribuì anche a mettere il primo tassello di una nuova amicizia.

Mentre celebravamo questo incontro con una lacrima di mirto, Massimo iniziò a parlarmi del Circolo Sardi di Udine, determinato a portarmici.

Ormai da sette anni insediato nella penisola, avevo sentito parlare dei Circoli Sardi, ma non mi ci ero mai avvicinato eccessivamente, troppo preso dagli studi universitari e da altri impegni. Quella proposta, però, sembrava arrivata nel momento giusto. Per quanto l’identità sarda e l’amore per le mie origini siano sempre stati presenti in me, in quella fase della mia vita li sentivo ancora di più. Probabilmente l’ennesimo trasloco nella mia vita da trottola aveva scoperto quel nervo del disterru, e percepivo distintamente la necessità di riconnettermi alle mie origini.

Fu così che mi abbandonai, mi fidai, e mi lasciai portare al Circolo.

Massimo aveva organizzato una bella sorpresa, la prima volta che mi ci portò, praticamente un’imboscata: era il giorno di chiusura settimanale del Circolo, il giorno in cui il Coro si riunisce per le prove. Dopo un provino al volo, io che non avevo mai cantato, neanche sotto la doccia, mi trovai così membro di un Coro Polifonico Sardo in Continente. Da lì a diventare socio del Circolo, il passo fu veramente brevissimo

Successe tutto così in fretta, passai dal sentirmi disterrau ad entrare nel mondo delle Associazioni Sarde, a riscoprirmi innamorato delle mie origini e della mia terra, tanto da avere voglia di raccontarle a tutti. E dopo due anni, siamo ancora qui, ad impiegare ogni momento libero ed ogni energia a quella realtà bella e sana delle Associazioni Sarde in Italia.

Tutto per colpa – o per merito, della pompìa di Siniscola.

4 commenti

  1. Bellissimo pezzo !! Sincero e puro come chi lo ha scritto .

  2. Bravo Matteo, e nel frattempo io, padrona del mio tempo, ho dato uno sguardo a quando di bello il nostro territorio ci regalava, e son diventata un’esperta di marmellate, di canditi e di liquore di Pombia e non solo. Son contenta che la capacità di adattamento ti fa star bene ovunque…..ma che desiderio delle tue scarpe lasciate all’ ingresso per non disturbarmi, ma che staziona a per buona parte della mattina come un improbabile ” complemento d’ arredo”😘

  3. Fresco e gentile nelle spire calde dei ricordi che ogni emigrante, non importa le ragioni dell’emigrare,porta dentro di se. Partire… non importa dove, quale luogo, quale paese, diventi cittadino del mondo! Basta un profumo, un nome e da quell’angolo non tanto nascosto del cuore e della tua mente sgorga cristallino un fluido che è amore e ti riporta in volo sulla tua terra .Sardegna madre!

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