Milano è da sempre terra di immigrazione; basta passeggiare per le strade, entrare nei bar, nelle edicole, nelle fiorerie per rendersi conto di quanto sia ricca la diversità culturale ed etnica che permea la città. Per chi è affetto dalla brutta malattia chiamata intolleranza, vivere in una città del genere dev’essere un incubo; come sarà alzarsi ogni mattina e provare astio nei confronti del portiere condominiale che apre i battenti, del barista che ti serve la colazione, dell’edicolante che ti vende il giornale o del rider che ti porta il pasto in pausa pranzo?!
Milano è una città che accoglie, oltre all’immigrazione internazionale, è stata e continua ad essere meta di immigrazione interna ai confini statali. Oggi si ritrovano i risultati di decenni di flussi migratori ed è difficile trovare abitanti milanesi che non abbiano origini di qualche altra parte d’Italia.
La città meneghina ha rappresentato una delle mete preferite già nel dopoguerra anche per i sardi che andavano in cerca di opportunità lavorative. Oggi la città continua ad accogliere studenti, lavoratori e
professionisti in cerca di affermarsi nel proprio ambito lavorativo. Milano capitale finanziaria, editoriale e della moda, ha visto nel corso dei decenni l’affermazione di tanti sardi che forse per lo spirito di sacrificio, senso di responsabilità e determinazione che li contraddistingue sono riusciti a raccogliere successi professionali di rilievo.
Con quest’articolo voglio aprire la rubrica che di volta in volta racconterà i sardi di successo a Milano; attenzione particolare sarà data ai personaggi meno conosciuti – rispetto a personaggi di grande fama come Geppy Cucciari, Antonio Marras o il neo “sardomilanese” Niccolò Barella – ma che hanno conquistato dei ruoli rilevanti nel proprio ambito professionale.
Obbiettivo della rubrica sarà quello di cercare di raccontare quali siano state le difficoltà nel lasciare la propria terra, capire se ci sia un segreto o un tratto comune tra i sardi di successo fuori dall’Isola e spiegare il carattere accogliente di una città che per me macomerese – che del distacco fa il suo tratto distintivo – ancora stupisce per la cordialità e il calore che riesce ad esprimere.
Salvatore Carvone