I festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate che si tengono tra il 16 e il 17 gennaio sono diffusi in tutta l’isola e comportano un rituale pressochéidentico. La leggenda vuole che Sant’Antonio avesse rubato una
favilla incandescente dal regno degli Inferi per regalarla all’umanità, dotandola cosìdel fuoco. Per ringraziarlo di questo regalo ogni anno, in tutta la Sardegna, vengono accesi enormi fuochi in suo onore.
La reale origine del rito si è persa nel tempo ma, come spesso accade, si tratta probabilmente della cristianizzazione di precedenti riti pagani legati alla fertilità della terra. Ne sono esempio i numerosi fuochi purificatori che si tengono il 19 gennaio in onore di San Sebastiano affinché accenda il fuoco dell’Amore divino nel cuore degli uomini.
In entrambi i casi il rito consiste nella costruzione di una grande catasta di legno e frasche donate da tutti i cittadini del paese. La catasta viene quindi benedetta dal parroco e poi data alla fiamme; le ceneri vengono in
seguito sparse dai contadini nei campi come simbolo di benedizione e buon auspicio per il raccolto.