Dolori, mal di testa, di pancia e “gana mala”, senso di svenimento e problemi di insonnia: disturbi che colpiscono tutti e che certe volte in Sardegna si risolvono con un metodo “alternativo”. Perché? Perché si pensa che tali malesseri siano frutto di energie negative trasmesse attraverso un semplice sguardo – il cosiddetto “ogu pigau” – portatore, spesso inconsapevole, del malocchio. Il rimedio? Grazie alle preghiere, “is brebus”, recitate sottovoce da una donna che versa in un bicchiere di vetro acqua e chicchi di grano. Un rituale di purificazione dai contorni magici ed espressione della medicina popolare che, in Sardegna, costituì una vera e propria barriera alle scienze farmaceutiche ufficiali e che era conosciuta come “sa mexina de s’ogu”, la medicina dell’occhio.
Nell’ambito di una ricerca sulle cure tradizionali in Sardegna, abbiamo intervistato una persona che tuttora esegue il trattamento, così detto, del malocchio. Ecco cosa ci ha raccontato.
Da chi ha appreso questo metodo?
Dal fratello di mia madre.
Lei stessa può tramandare il metodo a qualcuno, e in che modo?
Si può fare una sola volta da natale a capodanno.
Si ricorda un caso particolare in cui ha aiutato una persona con grosse difficoltà?
Circa 3 anni fa un bambino molto piccolo (di circa 2 anni), totalmente abbandonato sul lettino, catatonico. 20 minuti dopo, solo dopo essere stato cosparso di quest’acqua si è alzato e ha iniziato a giocare, gli era tornato l’appetito.
Quali sono i casi in cui può intervenire?
Ha scopo di allontanare il malocchio, che alcuni trasmettono volenti o nolenti.
Le persone “colpite” dal malocchio manifestano mal di testa e senso di malessere generale nonostante l’utilizzo di analgesici, spossatezza e stanchezza.
Vuole aggiungere qualcosa?
Molte persone fanno affidamento a questa medicina a livello psicologico e dopo aver ricevuto il “trattamento” stanno effettivamente bene. Si tratta di preghiere, le preghiere non fanno mai male.
Alice Murgia